Oggi, festa di san Domenico, anche noi Missionarie della Scuola con tutta la sua grande famiglia (frati, monache, suore e laici) ci sentiamo più che mai unite nella memoria di un santo poco conosciuto, ma che ci insegna a centrare la nostra vita e il nostro operare soltanto in Dio e nel suo progetto di salvezza per gli uomini e le donne di ogni tempo e popolo.
Nel XIII secolo Domenico ha rinnovato la vocazione apostolica della Chiesa con la sua passione per la comunione fraterna e con la sua ardente sollecitudine per i “lontani”.
Su questa linea l’attuale successore di Domenico, fra Gerard Francisco Timoner III, primo Filippino ad essere eletto Maestro dell’Ordine dei Predicatori, il 22 luglioo scorso commentando Gv 20,20 ha dichiarato: “Tutti i Domenicani devono essere capaci di predicare l’Evangelii gaudium, ‘la gioia del Vangelo’. Ho sperimentato questa gioia nel vedere il Signore manifestarsi nell’abbraccio fraterno, nel sostegno e nell’affetto dei confratelli presenti qui in Vietnam [durante il Capitolo, n.d.r.], nelle preghiere e nelle parole di incoraggiamento dei fratelli e delle sorelle sparsi nel mondo, come anche della mia famiglia. Tutti sono stati per me una concreta manifestazione dell’Emanuele, il Dio con noi”.
La prospettiva apostolica di questo carisma di cui san Domenico ha arricchito la Chiesa è stato espresso da santa Caterina da Siena quando sognò di entrare, con san Domenico e “con tutta la sua famiglia”, nel costato di Cristo insieme a cristiani e non cristiani, mandata a mostrare agli uni e agli altri la croce redentrice, portando un olivo di pace e dicendo a tutti: “Vi annuncio una gioia grande” (Caterina da Siena, Lettera 219).
Per le risposte che la Chiesa di oggi è chiamata a dare agli attuali bisogni di autenticità evangelica, la via di Domenico dopo 800 anni appare più che mai vitale e ricca di potenzialità, come lievito e profumo di Vangelo.