consideriamo la vita in comunità
un elemento indispensabile della nostra vocazione missionaria.
Proprio perché la nostra missione è individuale,
si alimenta e si verifica nella vita con le sorelle,
in modi diversi:
le piccole comunità inserite nei quartieri cittadini
consentono di condividere più da vicino la vita delle persone a cui siamo mandate,
mentre la casa di preghiera e di formazione
offre a noi e a chi ne ha bisogno uno spazio e tempi di silenzio
offre a noi e a chi ne ha bisogno uno spazio e tempi di silenzio
per la preghiera e lo studio;
quando poi una missionaria è inviata a operare in un luogo dove deve vivere da sola,
si sente sostenuta dalla sua comunità in vista dell’efficacia evangelica della sua missione.
L’accresciuta mobilità umana e i cambiamenti che segnano le attuali società multiculturali
sembrano a volte rendere precaria o problematica la convivenza,
minacciata dall’individualismo e da conflittualità tra identità diverse,
nelle nostre città e nelle famiglie.
Oggi più che mai, dunque, la vita religiosa ripropone,
come suo specifico contributo alla coesione sociale e all’edificazione della Chiesa,
la vita in comunità:
non fondata su affinità elettive o legami di sangue
ma sulla chiamata di ciascuno da parte di Dio, nella sequela di Gesù,
e quindi incentrata nell’Eucaristia e nella Parola di Dio
e alimentata dalla preghiera liturgica e dai momenti di condivisione fraterna.
La comunione dei beni
e la dimensione comunitaria del mandato apostolico
esercitato dalle singole con il sostegno e a nome della comunità,
la solidarietà intergenerazionale e l’integrazione delle differenze culturali
attualizzano anche nel nostro tempo
il modello ideale della Chiesa primitiva come è proposto dagli Atti degli Apostoli.