C. Costa (ed.), Costruirsi nel dialogo. La prospettiva educativa di Edda Ducci, Studium, Roma 2018
Negli ultimi anni del secolo appena trascorso, la pedagogia ha visto il lavoro di diversi autori rivolgersi al tratteggio di nuovi percorsi per ridefinire la tanto ambita autonomia e le tanto ricercate coordinate scientifiche. Si è riusciti ad assolvere a importanti adempienze, si sono avanzate opportune ipotesi circa i nessi con le scienze dell’educazione ma si è verificato anche un “eccesso”: la giusta apprensione, non sempre misurata, per lo statuto della disciplina ha appannato e affievolito il percepire rettamente la realtà della situazione presente con la conseguenza di un “estraniamento”, in tutto o in parte, dalla realtà delle correnti di pensiero del nostro tempo e forse primamente dalla realtà quotidiana in cui accanto ad aspetti belli grandeggiano disorientamento, confusione, frustrazioni, dolore... Di fronte alla dominante preoccupazione per l’educativo, il discorso pedagogico dev’essere responsabile, capace d’imboccare sentieri meno battuti, realizzare nuovi compiti e riportare la pedagogia al suo nucleo fondante: l’uomo, dedotto non tanto dal sistema quanto dal contatto esistenziale che con esso si instaura.
Negli ultimi anni del secolo appena trascorso, la pedagogia ha visto il lavoro di diversi autori rivolgersi al tratteggio di nuovi percorsi per ridefinire la tanto ambita autonomia e le tanto ricercate coordinate scientifiche. Si è riusciti ad assolvere a importanti adempienze, si sono avanzate opportune ipotesi circa i nessi con le scienze dell’educazione ma si è verificato anche un “eccesso”: la giusta apprensione, non sempre misurata, per lo statuto della disciplina ha appannato e affievolito il percepire rettamente la realtà della situazione presente con la conseguenza di un “estraniamento”, in tutto o in parte, dalla realtà delle correnti di pensiero del nostro tempo e forse primamente dalla realtà quotidiana in cui accanto ad aspetti belli grandeggiano disorientamento, confusione, frustrazioni, dolore... Di fronte alla dominante preoccupazione per l’educativo, il discorso pedagogico dev’essere responsabile, capace d’imboccare sentieri meno battuti, realizzare nuovi compiti e riportare la pedagogia al suo nucleo fondante: l’uomo, dedotto non tanto dal sistema quanto dal contatto esistenziale che con esso si instaura.
In tale direzione, il testo Costruirsi nel dialogo. La prospettiva educativa di Edda Ducci, attraverso la figura di Edda Ducci, filosofa dell’educazione interessata all’uomo e alla sua dimensione educabile, mentre da un lato fa emergere uno spaccato importante e originale del pensiero pedagogico italiano del secondo Novecento, dall’altro offre una introduzione piana e agevole per accostarsi correttamente al mondo dell’educativo e dialogare su di esso con profitto. Il testo, curato da Cosimo Costa, si suddivide in tre parti. La prima, mediante un ritratto biografico, introduce la figura umana e intellettuale dell’autrice casentinese. La seconda, costituita da un’ampia antologia, è volta a definire i principi epistemologici su cui si fonda l’impostazione pedagogica ducciana, ecco quindi il principio della paideia da cui il senso della persona, della partecipazione, del dialogo, della relazione…; successivamente, a chiarire la categoria delle fonti nonché di quegli auctores, “inquieti e nostalgici”, in grado di cogliere l’umano nell’uomo; e non per ultimo a comprendere il concetto di “educabilità” mediante cui intendere l’uomo non tanto come l’ingranaggio di un meccanismo chiuso ma come la pietra miliare posta tra materia e spirito. La terza parte del testo si apre con una bibliografia ragionata: organizzata cronologicamente e per tematiche etiche e sociali, essa anzitutto presenta e commenta gli scritti di Edda Ducci e in seconda battuta i contributi scientifici di alcuni autori che nel tempo hanno avuto come oggetto di studio il pensiero filosofico-educativo ducciano. Il testo si conclude con la postfazione dell’amico e collega Francesco Mattei. In essa, l’autore riscopre e privilegia “la parola” come momento capace di fondare e giustificare il pensiero ducciano ma soprattutto come “forza debole” in grado di dissigillare nel soggetto energie umane impensate.