Fin dai primordi dell’umanità risuona la domanda di Dio alla sua creatura: “Dove sei?” (Gen 3,9).
La Quaresima ci è data come tempo per ripristinare la connessione a partire dall’“appassionata volontà di Dio di dialogare con i suoi figli”, come ci ricorda il messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2020. Si tratta di dare le nostre risposte e rivitalizzare le nostre domande.
La Parola di Dio ci manifesta le sue provocazioni, attese, progetti. Sono domande che vogliono superare il muro delle nostre paure, diffidenze, pigrizie, ottusità; e la parte non scritta della Bibbia è fatta delle personali risposte di ogni lettore o ascoltatore. “Chi ha orecchi per intendere, intenda” (Mc 4,9): solo chi capisce, cioè fa spazio all’alterità di chi parla, può rispondere.
Così anche le circostanze della vita personale e collettiva ci sollecitano a recuperare la nostra relazionalità umana, immagine di un Dio trinitario, chiamata a divenirgli somigliante proprio nella libertà di un dialogo non omologante ma aperto all’alterità.
I 40 giorni del cammino di Israele nel deserto sono così una metafora dei nostri percorsi di vita, a volte contorti e faticosi, a volte emozionati dall’esperienza dell’amore che ci accompagna.
“Il fatto che il Signore ci offra ancora una volta un tempo favorevole alla nostra conversione non dobbiamo mai darlo per scontato. Questa nuova opportunità dovrebbe suscitare in noi un senso di riconoscenza e scuoterci dal nostro torpore. Malgrado la presenza, talvolta anche drammatica, del male nella nostra vita, come in quella della Chiesa e del mondo, questo spazio offerto al cambiamento di rotta esprime la tenace volontà di Dio di non interrompere il dialogo di salvezza con noi” (papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2020).